venerdì 7 ottobre 2016

TOP...SECRET BAR

Siamo qui somewhere in Santo Spirito a cercare il secret bar. E per essere tale lo si deve trovare con difficoltà.
Infatti.
Ma le ormai golden girls coi trampoli ai piedi non si danno per vinte.
“Ehi ragazze direi che l’abbiamo trovato!” urla l’Aurora, facendo l’eco nel vicolo stretto
“Sshhhh!! Speakeasy!!” le intimo di abbassare la voce, che ha già svegliato mezzo quartiere
“Il proibizionismo è finito, non mi rompere”
“Si ma i residenti si incazzano lo stesso se fai quegli schiamazzi a mezzanotte. Suona vai!”
Abbiamo  un attimo di esitazione
Ma siamo sicure? E se suoniamo a una casa?
In effetti non c’è insegna, né alcun altro segno che possa far pensare che lì c’è un bar o simili. E non ci sono neppure persone in strada. Però, come dire, l’occhio attento del cercatore assetato capisce che quello non è un ingresso normale, o la porta di uno dei tanti palazzi del vicolo. Potrebbe essere la luce diversa che illumina quella porta a condurti nel posto giusto, ma non ne sono sicura. Sappiamo solo che quando ci siamo passate davanti per la seconda volta, ci siamo fermate tutte e tre. Alla seconda però. Figo parecchio.
Suoniamo. Lo spioncino rettangolare si apre: “si ?”
Ci guardiamo interdette. “Dolcetto o scherzetto” grida l’Aurora.
Lo spioncino si richiude.
“Dai ma ti sembra il caso di sfottere? Qui non ci fanno entrare neanche se dici che sei la nipote di Lucky Luciano”.
Risuoniamo. Stavolta niente. Nessuno ci apre. Accanto alla porta principale ce n’è un’altra. Pare una porta secondaria. La Marta la apre, con l’aria soddisfatta di chi ti ha risolto la serata. Peccato che sia lo sportello dei contatori della luce. Fulminate si, ma non con gli ampère
“Magari suono di nuovo è, che dite?”
Scampanellata potente.
La porta si apre, vai ci siamo, e invece no. Esce un tipo dall’aria finta casual che si atteggia a figo spaziale, cosa per altro priva di alcuna attinenza con la realtà. C’ha la camicia a righe, ok carina, volutamente mezza fuori e mezza dentro, il capello un po’ spettinato, la scarpa..insomma roba vista e rivista per cui vola basso. Ci dice passandosi una mano tra i capelli: “ce l’avete la parola d’ordine?” quasi a sfotterci..
Risponde l’Aurora: “certo che ce l’abbiamo”.
Ovviamente no.
Ma lei incalza: “di password se n’ha quante tu vuoi, te ne serve qualcuna?”
“No grazie, ora vi faranno entrare, non temete” e accenna un mezzo sorriso. La classica espressione di chi ci sta prendendo per il culo. E se ne va passandosi di nuovo la mano tra i capelli, nemmeno fosse Sgarbi.
La Marta coraggiosa ribussa. Lo spioncino si riapre e la solita domanda: “si?”
“S I”
 Risponde la Marta scandendo le parole
“S I, vogliamo entrare”
“Siiii” annuiamo noi in coro con la testa
“Avete una prenotazione, un tavolo riservato, un invito?”
“No però abbiamo tanta sete e abbiamo fatto tanta strada per arrivare fino a qui, con queste”. E indica orgogliosa le sue scarpe con zeppe zebrate.
La porta si apre “prego” e ci indica una scala. “scendete pure”
In effetti era un bel po’ che non provavo questa eccitazione ad entrare in un bar.
Top il bar, top secret il resto.

Non lo posso raccontare. Neanche se io speak easy, sottovoce.

martedì 4 ottobre 2016

ANDREA PERINI, FUOCO IN CUCINA

Conosco Andrea Perini da quando è nato, praticamente compaesani. Più volte in questi anni abbiamo detto che avremmo lavorato insieme; stiamo ancora a dircelo, ma io ci credo che prima o poi succederà.
Molte volte l’ho pure invidiato, soprattutto quando stava a londra al Murano al fianco di Gordon Ramsay e anche quando era al Monastrell insieme a Maria José San Roman, per non parlare di quando stava a lavorare al sole della repubblica dominicana, mentre io ero murata viva in Val di Sieve.
Poi nella natìa Val di Sieve c’è tornato pure lui, e stanco di tutto il burro di Ramsay per glassare le verdurine, si è appassionato all’olio.
Sta talmente in fissa con l’olio che ne ha uno diverso per ogni piatto in carta, perfino per il dolce: millefoglie con chantilly all’olio, menta e olive caramellate. Applausi.

millefoglie con chantilly all'olio

Il menu che propone al 588, il ristorante del relais Borgo I Vicelli è la tradizione toscana interpretata con leggiadria. Ha la mano leggera nei cappellacci integrali ripieni di cervo su polenta all’alloro e more di rovo. Ma è anche mano veloce:, tu ordina una porzione e lui ti tira la sfoglia e ti chiude i tortelli al momento.
“ma chessei difuori!!” è l’espressione che mi si legge in faccia, ma lui mi precede “Sabri, vuoi mettere?”
Se la cucina è espressa ha da esserlo fino in fondo, mi viene da dire.

cappellacci di cervo su polenta all'alloro

Poi è la volta di uno spaghetto aglio, olio e peperoncino, che è un piatto coi controC se lo fai bene.  Ho udito un coro di angeli cantare perché  Andrea l’ha fatto bene. Aromatico, piccante , deciso e vivaddio persistente QB. E sto parlando di un aglio e olio.
Segue un’anatra che sa di rosolatura, di cottura della tradizione, su purè all’olio (che te lo dico a fare), scalogni e fichi. Perché lui nel suo piccolo celebra il ritorno alle cotture brute, al fuoco. Una cucina contemporanea di livello, senza cotture a bassa temperatura, e Maillard resuscita e fa le capriole. E forse ci fa pure due pernacchie a tutti.