martedì 15 luglio 2014

QUESTIONE DI LINGUA

Mi sono iscritta a una degustazione di champagne, ma non ho voglia di andarci da sola. Così propongo alla Marta di accompagnarmi. So che le interessa il giusto, ma se offro io..
"Lo Champagne? Fico no?" e con queste parole di moderato entusiasmo accetta senza troppe storie.
Mentre aspettiamo l'inizio della lezione la vedo che spippola sul telefono: ha appena scaricato una nuova app con l'oroscopo.
Partono le slides della lezione con i vigneti di alcune famose maison
"e dai metti via quell'aggeggio!" le intimo
"aspetta aspetta, oh è incredibile!", chiude il cellulare e si mette addirittura a prendere appunti. La guardo senza capire poi lei mi fa cenno all'oroscopo "deve essere un segno, c'è scritto lì: cara amica del cancro la tua settimana sarà letteralmente spumeggiante. In amore un incontro a colpi di rose e champagne!".
E io che l'ho sempre sottovalutato Branko..
Il relatore è molto preparato, mediamente impastabile ma col francese c'ha fatto i cazzotti: non perde occasione per sottolineare che si scrive così ma si legge cosà (più o meno..).
"Perdonalo Padre perchè sa quel che dice, ma non ha idea di come pronunciarlo" sbotta la Marta, tesi di laurea sul cinema francese. (E io tutte le volte mi chiedo come si possa fare una tesi su cose tipo Nouvelle Vague e compagnia bella: fatico a trovare roba più pallosa del cinema francese. Punti di vista).

In effetti sentire parlare di champagne con quell'accento agghiacciante fa passare un po' la poesia
"ti vuoi specializzare sulla Francia? Cavolo almeno un po' di francese sallo!!" continua più acida di un pas dosé.
Si ammorbidisce alla svelta però. Già al secondo assaggio smorza i toni e si invaghisce definitivamente per il blanc de noirs di Eric Rodez . Che in effetti è proprio buono con quei ricordi di agrume fresco e pulito.
Ma quale fresco agrumato, lei si è appassionata alla bellezza di quelle due parole: bianco e nero. Due vocaboli opposti nel significato, e fusi insieme, intimamente a creare come un'unica parola: che si scrive separata ma si legge blandenuar (per usare le parole del relatore!). Separata o unita conserva ritmo, si articola attraverso consonanti labiali e dentali che generano movimento, quasi una musica.
"Prova a tradurla in italiano, sfiora il ridicolo non trovi?"
Questo è un altro esempio in cui la fortuna di un prodotto dipende anche dalla lingua. Ho detto anche..
"ecco perchè dobbiamo ricorrere a parole tipo saten per lanciare i nostri spumanti più pregiati"
"non esiste saten in francese!" mi corregge subito lei
Ironia della sorte questo vocabolo è sconosciuto alla lingua francese. Troviamo un saten nello spagnolo e perfino nel vocabolario inglese, ma in Francia manco l'ombra. E mi scappa un sorriso


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