mercoledì 28 agosto 2013

STASERA S'USHI

Per S.
L’Aurora mi propone di uscire per mangiare un po’ di sushi. Non ho alcuna dimestichezza con la cucina giapponese e quelle due-tre cose che conosco le devo ai libri della Yoshimoto. Mi correggo, alla Signora e a Giorgio Amitrano, suo meraviglioso traduttore, devo molto molto di più.
Accetto volentieri.
Le bacchette restano per me un mistero. Ci provo, ci riprovo, mi sforzo, sudo e resto una frana. Ognuno ha i suoi limiti. Mi faccio portare una forchetta e uso le bacchette per raccogliere la mia chioma corvina in uno chignon arrangiato. Il cameriere mi guarda perplesso: “in realtà si usano per mangiare” e mi fa un sorrisino ironico. “Sono una donna fantasiosa” gli rispondo strizzando l’occhio, acidina come l’umeboshi. Poi ricordo di aver letto da qualche parte che è un gesto di maleducazione alzare le bacchette oltre la bocca, o usarle per indicare qualcuno e così via. Farne delle forcine deve essere una vera e propria cafoneria..me le sfilo e le ripongo nella borsa.
Quando il cameriere si riaffaccia al tavolo per versarci il tè sorride: -con i capelli sciolti sta molto meglio signora..- e io credo di essere stata proprio villana. Accidenti a me.
Vicino alla porta di ingresso c’è un tizio solo seduto ad un tavolo, che l’Aurora occhio di lince ovviamente ha già notato: il tipo tintinna le bacchette emettendo una sorta di musichetta un po’ sgraziata.
-be’ che ne dici del Mr Tambourine man laggiù? E mi indica il suonatore di bacchette..
-è di spalle, e quelle promettono bene, fatti un giretto alla toilette- le suggerisco- pipì urgente..il bagno è proprio lì
-in..continenti alla deriva eh? sghignazza l’Aurora e quel nostro confabulare soft dai toni underground si tramuta in una fragorosa risata molto overground
Mr Tambourine si gira, poi riprende la sua posizione di spalle. Poi si gira un’altra volta e poi ancora e un numero di volte che ora mi sfugge. Lo sguardo diretto all’Aurora.
-accidenti e se si avvicina che gli dico?- la voce della mia amica è sgomenta
-caspita Aurora noi siamo quelle degli ultimi carteggi d’amore, delle attese sotto i portoni, delle discussioni infuocate fino a notte fonda, delle grandi eroine romantiche e ti mancano le parole per un colloquio col sig. Tamburello?
-il ristorante giapponese è un buon posto per cenare da soli-, io inizierei così, -c’è silenzio, si può stare tranquilli e trascorrere del tempo indisturbati..-
-sempre se non si ha la sfortuna di incontrare due tizie fiorentine in libera uscita..-aggiunge lei
-puoi sempre tentare con un “vuoi fare sukiyaky con me?” e andare dritta al punto e poi correre a suicidarti se non gli piace il tofu

“Per me i veri angeli sono le persone che in certi momenti compaiono all’improvviso a dare luce alla vita”.*


*Arcobaleno, Banana Yoshimoto

mercoledì 21 agosto 2013

LUNEDI' MARITTIMO

Con il pretesto di un ristorante che avevo voglia di visitare da tempo, mi son concessa un giorno di mare. Volendo tirarmi a lucido per la sera ho scelto l’opzione stabilimento balneare all inclusive, per poter usufruire della doccia calda e la cabina. Ho optato per il Bagno Onda che si aggiudica il premio esclusività del nome, benché gli adiacenti Bagno Corallo e Bagno Stella Marina non siano da meno per originalità.
Ombrelloni fitti, quasi impenetrabili sotto i quali insistono famiglie dalla prole numerosa (in barba all’Italia paese di vecchi secondo i dati ISTAT). Una novità per me che il lunedì su spiaggia libera di solito incontro solo camerieri e parrucchieri. Ma questa è la settimana di ferragosto, tutta un’altra storia.
Dopo un paio di ore di sdraio in cui ho nell’ordine praticato le seguenti attività: lettura-settimana enigmistica-crema, lettura-settimana enigmistica-crema mi comincia la smania da ipoattività, scatta l’allarme “attività motoria insufficiente”: occorre rendersi operosi subito. Con gli occhi e con gli orecchi. E osservo un continuo andirivieni dall’ombrellone al bar, prima per il succo di frutta, poi per il gelato, poi ancora per la schiacciatina dopo il bagno. È un continuo lavorìo di mascella, bocche che interrompono ogni tanto la masticazione per scambiare qualche parola col vicino di ombrellone. E il cibo continua a essere l’argomento principe: si organizza la grigliata per la sera, si ragiona di pesti indigesti post pranzo, si narra di bistecche elefantiache e di sagre dello yeti nel paesino di Sperduto Marittimo (e qui il ristoratore all’ascolto inizia ad irritarsi; le sagre si sa sono una questione bruciante). Sicuramente il fatto che il campionato di calcio sia in pausa estiva limita di fatto, fortemente gli argomenti di conversazione. Qualcuno parla di telefonini ma non cattura l’attenzione del mio occhio/orecchio da grandefratello.
Mi si delinea uno spaccato d’Italia un po’ in sovrappeso, col girovita maschile esploso e bambini rotondetti con le tettine penzolanti già prima dei dieci anni, capaci, stando all’osservazione, di tuffarsi solo a bomba.

In mezzo a loro, in quarta posizione fila centrale c’è pure una ristoratrice stordita dal sole, che si è sparata 150 km e un’intera giornata di spiaggia attrezzata per poter cenare nel tal ristorante. E la stessa non si tuffa neanche a bomba.

domenica 18 agosto 2013

IL GALLO INDIANO



Non è un pollo al curry sotto mentite spoglie, sebbene qualche dubbio ci fosse venuto..

Nel menu di questa trattoria in terra di gallo nero su sfondo oro, viene a singolar tenzone sto gallo indiano. In realtà scoprimmo essere un tacchino cotto con le spezie del panforte e il vino rosso. Esotismo e ironia, equilibrio e gusto. Un gallo tacchinato da donna cannella e noce moscata, sotto lo sguardo vigile e misurato di pepe e chiodo di garofano. Nell’ombra fa capolino anche zenzero, timido e fresco. Dolcezza e amaricante danzano un Kathakali che ha più il ritmo di un Trescone toscanaccio e giocoso. Sarà colpa del Colli Senesi che in cottura accompagna sto gallo o tacco che sia. Tutto questo e molto di più nel dopo Palio dell’Assunta da Bagoga alla Grotta di Santa Caterina. 

mercoledì 14 agosto 2013

GELATO TRUFFALDINO

Vigilia di ferragosto, mi trovo a passeggiare per il centro di Firenze per sbrigare una commissione. Centro città che pullula di turisti in infradito. 
Ponte Vecchio è congestionato e io c'ho pure fretta perchè devo rientrare a lavorare. Vorrei poter usufruire di una corsia preferenziale in qualità di fiorentina (e che diamine!), e invece mi trovo invischiata in una comitiva di giapponesi che mi trascina per qualche metro indietro. Mi fermo per educazione per permettere la foto sul fiume di una giovane coppietta, riparto in volata e son di nuovo bloccata da un gruppetto di romani caciaroni col cono gelato in mano. Attraverso il ponte indenne stando attenta a non scontrarmi con le centinaia di turisti che pericolasamente mangiano il gelato tra la folla. Incredibile mai visto tanto ice cream da passeggio.
In una delle tante gelaterie della zona, fanno bella mostra di se un paio di gusti supergonfiati dal colore insolito, che emergono dalla vetrina frigo. Curiosa patentata entro. E assisto a quella che io chiamo truffa bella e buona ai danni di malcapitati e ingenui turisti, laddove il prezzo di coni e coppette non è esposto (o magari c’era, nascosto da qualche parte, visto l’obbligo di esporre il listino, ma io proprio non l’ho visto). Mi sta bene, così imparo a frenare la curiosità e farmi gli affari miei. Due coni con le due pallette di gelato gonfiato per soli 10 euro. A momenti svengo. La famigliola con i due figli c’ha lasciato la bellezza di venti euro per 4 coppette con le solite due palline. Deglutisco l'ovosodo che mi si materializza in gola. Ho visto l’espressione dei loro occhi prima incredula, del tipo: "forse il signore ha sbagliato", poi la certezza d’aver preso la sòla.
Mi sono vergognata, sarei voluta sprofondare dentro il frigorifero (per lo meno ero al fresco) e invece son scappata per strada a friggere per la rabbia da sommarsi alla canicola agostana.
E per piacere non mi si venga a dire che al Ponte Vecchio si fa così per via degli affitti alle stelle dei fondi commerciali.

Io continuo a chiamarla truffa.

mercoledì 7 agosto 2013

MURPHOLOGIA APPLICATA ALLA RISTORAZIONE


“Se c’è una cosa che non hai (o che hai finito) stai tranquillo che tutti te la chiederanno”. Ecco la Murphologia applicata alla ristorazione. Alcuni esempi.
Da giugno con gli arrivi sempre più massicci di stranieri negli agriturismo della zona, qui al ristorante sono iniziate le richieste della pappa al pomodoro. Do you have any pappa al pomodoro soup? No bread and tomato soup? E io lì a spiegar loro che appena avrò i pomodori dell’orto comincerò a prepararla. In realtà ho scelto di non metterla più in carta perché i clienti abituali (per lo più locali e fiorentini) la snobbano, sembrano non amare questo piatto ritenuto povero, forse troppo povero.
Viste le continue richieste e la maturazione dei primi pomodori del giardino l’ho preparata, col buon pane cotto a legna, il basilico appena colto..alto godimento.
Manco a dirlo ve ne fosse stato uno che fosse uno che me l’abbia ordinata o che abbia anche solo mostrato interesse per la tuscan soup fino ad allora tanto bramata. Fatto sta che ho mangiato pappa per una settimana. La mia versione di dieta mediterranea.
Ho provato a riciclarla sottoforma di tortino accompagnata dalla burrata e da un gazpacho toscanizzato, ma niente. Pertanto un po’ l’ho regalata alla vicina, un po’ alla zia e il resto all’AER (alias l’azienda che raccoglie i rifiuti). L’ho tolta del menu e l’ho sostituita con un altro piatto a base di pomodoro e tac come per magia son ricominciate le richieste della tomato soup.
Ed è così sempre.
Se la mattina non riesco a cogliere i fiori di zucca la sera tutti mi chiedono i fiori fritti; al contrario se ne raccolgo un bel cestino nessuno li vuole e il giorno dopo finiscono nel mio piatto a buglione con le zucchine. Se termino un’etichetta di vino stai certo che quel giorno tutti vorranno quel vino lì, che giaceva nella cantina da mesi quasi dimenticato..
Non vi è alcuna possibilità di previsione, è il caso a imperare. E se per caso preparo metà dose di bavarese ai frutti di bosco, convinta che la sera ci sarà poco movimento, vai tranquillo che casualmente il locale si riempie di persone, cresce la febbre da mirtilli che non ho, il desiderio di raspberries esauriti è alle stelle e nessuno sembra potere vivere senza blackberries, che in questo caso non squillano, semplicemente si mangiano.
Non fa differenza, tanto son finiti pure quelli


lunedì 5 agosto 2013

UNA QUESTIONE DI QUALITA'


Bilancino. Direzione Bahìa. Bahìa Cafè. Ci piace il Mugello, ci piacciono le colline appena abbozzate, i campi di orzo, il latte Alta Qualità e i tortelli di patate. E poi al Bahia ci son pure le palme..

-Da stasera solo Martini Royale bambola- e mi strizza l'occhio, quel suo occhione blu che tanto le invidio
-Abbandoni lo spritz socialmente utile?
-C’ha causato troppi guai..(per i danni da spritz ho già parlato: si veda qui e qui) e poi è il cocktail ultima moda..non li leggi i giornali?
-Intendi dire Donna Moderna? 
-No cara da qualche mese son passata a Marie Claire
-Mhm l’umorismo dei francesi..son simpatici come delle amine biogene. Pare a me o il Martini Royale di francese c’ha solo il nome?
-E vabbè l’avrò letto da qualche altre parte, ma che differenza fa? Faccio letture variegate io.. mica come te che ti interessi di una cosa sola, anzi due: bere e mangiare.
-e poi? -dico io- continua dai.. non studio non lavoro non guardo la TV non vado al cinema non faccio sport.. è una questione di qualità. Una questione di qualità.

Scatta il verde e riparto un tantino bruscamente.
-E che diamine avverti quando riparti! Eh? Mi sto facendo il rigo all’occhio e mi sta uscendo il diagramma di un sismografo. Per il mascara aspetto che tu abbia parcheggiato o mi farai accecare
-Ma non potevi truccarti a casa come facciamo tutte per circa un’oretta prima di uscire?

Dice che ha perso tempo a farsi una maschera al latte di cocco e bromelina (?) e io me la figuro con quella specie di pina colada spalmata sul viso, la fettina di ananas appesa all’orecchio e l’ombrellino decorativo tra i capelli. Ma dove posizionare la cannuccia? per la pina colada è indispensabile.
Ho un brivido, vuoi vedere che c'ha ragione lei con quella storia del mio unico interesse. Ma è una questione di qualità insisto io.. e in fondo è anche un po' la verità.