venerdì 31 maggio 2013

SPOSO UN VIGNERON

dedicato a Clizia e Silvia. Superlative.


C'è sempre una DonnaQulo (Q con funzione rafforzativa) in ogni compagnia di amiche, ovvero quella che ce le ha tutte per il verso: nasce belloccia e spigliata, mastica le lingue è di buona compagnia, insomma c'ha la fortuna dalla sua. Da qui il nome DonnaQ.
Sempre Lei, La DonnaQ del nostro gruppo, viaggia per la città con una borsetta blu elettrico recante scritta argentata: "Non ho tempo per sposarmi". 
Ironia della sorte, riceve due proposte di matrimonio in un solo giorno. Si allegano qui di seguito le prove.
Sporca di fango dalla testa ai piedi, causa fuoripista per la Montagne de Reims, suona alla porta di Monsieur Beaufort, il pioniere dello champagne bio, monsieur "faire et laissez faire", il quale travolto dall'euforia di DonnaQ la chiede in sposa subito al mattino: i presenti, tutti ancora sobri confermano.

Ambonnay: la proposta di matrimonio di Monsieur Beaufort, l'estremo 

Nel pomeriggio il signor cuvée squisita, pardon Cuvée Exquise (e come dargli torto): Monsieur Selosse si inginocchia ai piedi di Donna fortuna chiedendola in sposa. I presenti sono un tantino meno attendibili rispetto al mattino, ma la foto elide ogni dubbio.

Avize: la proposta di matrimonio di Monsieur Selosse, un veritable homme de substance

Con due contendenti di questo calibro io sfido qualunque donna non astemia e con tendenze monogame a prendere una decisione così su due piedi e per lo più fangosi.
Sarà per questo che DonnaQ ha riattraversato il confine con un bagagliaio colmo di casse di champagne, ma di vignerons neanche l'ombra..

mercoledì 22 maggio 2013

LA FAVOLA DI MONOCHROME E BLANCHETTE: IL RISOTTO MASCHIO E IL RISOTTO FEMMINA



C’era una volta a Campi un risottaro molto bravo che aveva il dono di non invecchiare: gli anni passavano e lui sembrava sempre un ragazzino, insomma una sorta di finto giovane. La sua specialità era mettere a punto delle ricette molto originali e di pubblicarle prive di dosi e procedure; come egli stesso amava ripetere: “Personalmente sono dell' idea che se un aspirante cuciniere sente la necessità di seguire scrupolosamente  le dettagliatissime indicazioni di un suo simile, cioè un dilettante, non credo che stia iniziando col piede giusto”. E così senza uno straccio di grammatura Cibusfaber mise a punto un paio di risotti che gli valsero la vittoria in due contest molto famosi, gli portarono grande notorietà e una batteria di pentole ultimo grido.

 
Blanchette

Blanchette è un risotto femmina, già nel nome. È bianco, ha il candore seppia del carnaroli invecchiato. È bianco come il risotto che ti aspetti, è tenue e armonioso come le curve di una bella donna. Non ha spigoli indigesti di scalogno, ma una gradevole aromaticità di acqua di porro usata sapientemente per portarlo a cottura. Mantecatura finale con solo burro. Come una donna vagamente pudica un po’ fintamente casta, Blanchette si agghinda prima di uscire (dalla cucina), si impomata il corpo con una crema di parmigiano detta Orangette. Come una crema ad effetto lifting immediato, morbida e ricca, punta sulle virtù preziose del parmigiano, ma viene ingentilita dalla panna e dal tocco lezioso delle scorzette di arancia e da qualche goccia di succo per apportare aroma e acidità a un risotto non sfumato col vino. Eleganza e profumo di donna.


Monochrome

Monochrome  è un risotto mascolino a dispetto del colore; ha la voce profonda e baritonale ma s’è abbigliato in rosa: più che un risotto maschio parrebbe a SweetTransvestite:
“non abbiate timore di come appaio,
 non giudicate un libro dalla copertina,
non sembro molto uomo alla luce del giorno, ma di notte..”.
Anzi, se non fosse per quel nome Monochrome che si scontra con il trionfo dei colori di una drag queen, monochrome sarebbe una Priscilla dal sapore maschio e terragno della barbina, che indossa un boa le cui piume son germogli di barbabietola, le cui collane son perle arancioni di uova di salmone sapide e forti per non dire virili. E infine il vestito di porco cinturello: un velo di lardo come un  tulle che da bianco si fa trasparente per effetto del calore: anche il porco più porco (quello con la cinta) alla fine si scioglie..

E davanti a due risotti dalla perfetta mantecatura si sciolgono pure gli animi e ci si racconta, si svelano affinità con i risotti dello stesso genere, scoprendosi così d’un tratto transgender, d’un tratto tuttigusti, purché sempre risotto sia e in buona compagnia.

Le ricette le trovate qui: http://www.cibusfaber.com


venerdì 17 maggio 2013

STRATEGIE DI MARKETING


“Complimenti per la cucina, un posticino davvero interessante..” commenta un cliente seduto al tavolo e prosegue: “sa io sono stato consigliato di venire fino quassù da un collega..io produco vino in terra di Siena”
“bene e precisamente?”
“Montalcino”
Non conosco l’azienda di questo signore, non ho mai assaggiato nessuno dei suoi prodotti, del resto a Benvenuto Brunello mica me li posso fare tutti..
Ammetto che ancora oggi son qui a chiedermi quale altro produttore ilcinese possa avere suggerito una visita fin quassù al paesello. Pian piano mi convinco che anche questo faccia parte della strategia di marketing..
“mi piacerebbe farle assaggiare il mio vino, glielo posso portare?”
“ma si volentieri” rispondo io tutta ringarzullita
un paio di giorni dopo mi arriva la chiamata del produttore in questione che mi dice di essere a Firenze e che pertanto sarebbe passato da me. Benché fosse un martedì, il mio giorno libero, mi son resa disponibile ad attenderlo al ristorante, non potevo fare diversamente di fronte a cotanta gentilezza e solerzia.
Il signore si presenta con un cartone con 6 bottiglie di rosso di Montalcino, più altre 6 bottiglie di un insolito spumante da sangiovese grosso, più la fattura di tutta la merce.
Rimango interdetta per un po’, cerco di farfugliare qualcosa, ma son troppo stizzita per articolare bene i concetti. Riesco giusto a dire che se tutti i produttori che mi vogliono far assaggiare il loro vino mi portassero 12 bottiglie con scontrino, avrei una cantina grande la Malpensa.. (ok ho un po’ esagerato, ma lui più di me!) e poi per assaggiarlo mi bastava una bottiglia e buon gusto vuole che se mi proponi l’assaggio poi non me la fai pagare, del resto mica te l’ho chiesta io.
Siccome son del tutto priva dell’anima del commerciante, prendo la merce pago e ingoio il rospo. Ora detto tra noi m’è pure andata bene, nel senso che entrambi i prodotti erano più che dignitosi ma la strategia di marketing assolutamente fallimentare che egli ha usato mi impedirà ogni nuovo ordine di vino.


 


martedì 7 maggio 2013

SE IL CLIENTE NON SI PRESENTA



Il cliente che prenota e non si presenta mi manda in bestia.. mi si intasa la vena.
In quest’ultimo mese è accaduto un numero indefinito di volte.
E maggio è iniziato bene con una tripletta già nella prima settimana.
In genere prenotano per 2, un paio di volte hanno riservato un tavolo per quattro: fissano per le 14 oppure la sera per le nove, nove e trenta. Aspetta e spera.
La prima mezzora di ritardo è di comporto, è regolare sforare l’orario, vuoi perché stiamo sperduti in campagna, vuoi perché almeno quando si va al ristorante per fortuna ce la possiamo prendere comoda. E passano i primi 30 minuti, poi ne passano altri 30 ad aspettare chi non verrà mai. E intanto i fornelli, le friggitrici, i bollitori, la griglia vanno a manetta per il gusto di contribuire al riscaldamento globale.
La tecnica del prenotare  a orari come le due di pomeriggio o le 9 e mezzo di sera è subdola: oltre all’inutile spreco di energia nel tenere le attrezzature in funzione ben oltre il tempo necessario al servizio, alle 10 di sera quassù in campagna non passa più nessuno: impossibile rimpiazzare con altri clienti.
Oltre al danno e la beffa..


LA VOCE DEL RISTORATORE (nel retrobottega): si tinge di toni ben più coloriti, contro chi non c’ha nulla di meglio da fare che rompere le scatole a chi si sta facendo un mazzo tanto..

giovedì 2 maggio 2013

NON DIRE PELATO SE NON L’HAI PROVATO


L’idea: viene dopo aver assaggiato una passata di pomodoro da paura a Taste. Chiediamo alla nostra amica che si occupa di distribuirla di metterla a confronto con altri pomodori pelati presenti sugli scaffali della grande distribuzione
L’esperimento: si realizzano sei pomarole ciascuna ottenuta con un diverso tipo di pomodoro pelato. Base comune un trito di carota, sedano e cipolla, stessa quantità per ogni campione, fatto leggermente appassire in olio e acqua per tenerlo leggero e mantenere aromaticità fresca delle verdure. Cottura soli 5 minuti, poi si aggiungono i pelati (talora polpa di pomodoro a pezzi) e si fa cuocere il tutto  per altri 30 minuti. Al termine si passa la salsa al passaverdura e ci si condisce la pasta. Solo olio e sale nella salsa, niente filo d’olio a crudo né parmigiano. La pasta usata: spaghetti Vicidomini
I concorrenti:
  1. Pomodori pelati Casar Esselunga € 0,80 (conf. 400g) 
  2. Pomodori pelati BIO Coop € 1,30 (conf. 400g)
  3. polpa di pomodoro La Fiorellina € 0,90 (conf. 400g)
  4. Polpa di pomodoro Mutti € 0,99 (conf. 400g)
  5. pomodorini del piennolo del Vesuvio DOP, Le Gemme del Vesuvio € 3,00 (conf. 540 g.)
  6. Pelati al naturale Az.Agr. Antica Enotria € 3,10 (conf. 580 g.)     
  7. NON PERVENUTI: mancano i pelati della nostra amica per la quale tutta la prova era stata orchestrata..così è la vita.






La cena: si sottopongono i campioni  all’assaggio di una giuria così composta: 3 personaggi scriventi regolarmente di cibo in rete, un fine intenditore di pomodori e di salse, un venditore di vino (che non può mancare ad ogni cena che si rispetti). Le pomarole sono state giudicate nell’aspetto visivo, per il loro profumo, e al gusto per i seguenti aspetti: consistenza della salsa, sapore di pomodoro, acidità/dolcezza, capacità di legarsi alla pasta
Il verdetto: tutte le salse ottenute, ad eccezione di quella ottenuta con Casar, avevano buona consistenza e buona capacità di legarsi agli spaghetti; il colore dopo la cottura è risultato molto diverso nei vari campioni: decisamente più scuro (stile conserva) nei pelati Casar e Mutti, molto chiaro per La Fiorellina, rosso brillante per le salse ottenute con Antica Enotria, Bio Coop e Le gemme del Vesuvio.
Al gusto l’ordine di gradimento, sul quale i commensali sono stati pienamente concordi, ha visto la vittoria di Antica Enotria, seguita da Bio Coop, La Fiorellina, Le Gemme del Vesuvio, Mutti e Casar.
Giusto due note sul sapore delle salse ottenute con i vari campioni:
1. Casar: acidità quasi aggressiva, pastosa e finale amaro, note quasi terrose in evidenza. 5,0
2. BIO Coop: dolce, corposa, buona aromaticità di pomodoro, acidità discreta. 6,5
3. La Fiorellina: acidità discreta, corposa, sapore di pomodoro e aromi di trito aromatico non schiacciati dalla salsa. 6,5
4. Mutti: pastosa e molto densa, ma acidità spiccata e finale amaricante molto pronunciato. 5,0
5. Le gemme del Vesuvio: cremoso, corposo compaiono note burrose, acidità percepibile, buona persistenza e finale lievemente amaricante. 6,5
6. Antica Enotria: sapore di pomodoro spiccato, note burrose evidenti equilibrio finale tra dolcezza e acidità. Le fragranze del trito aromatico perfettamente amalgamate al sapore di pomodoro 7,5. 

Ad allietare i commensali ci han pensato: Arunda MC, il Rosato di Istine, il verdicchio di Villa Bucci, Michele Satta e il passito di Criserà.