sabato 29 settembre 2012

CERTE NOTTI


Certe notti se sei fortunato
Ti bussa alla porta chi è come te..
Certe notti da farsi un bicchiere
Fin quando fa male fin quando ce n’è.

Certe  notti bussano in 12.
I soliti dodici, come i discepoli, ma di un Dio minore tozzo e rubicondo, la testa cinta da tralci di vite che s’affaccenda semisdraiato a piluccare dei chicchi di uva. Umili seguaci del Messia Mersault, derisi da eretici astemi che usano chiamarci “gli ubriachi col diploma”,  o addirittura “i Nerd del vino” (chiedere a Silvia).
Liturgia di queste notti è il sacrificio di un numero variabile di bottiglie, tra le quali talora può scappare un  Jean Velut brut Blanc de Blancs aperto col botto. Alleluia!, è qui la festa?
Festa che può sfociare nella tragedia quando accade di sacrificare un certo numero di bottiglie defunte da tempo, soprattutto se sono di pinot nero.
Il rituale prosegue con la confessione dei discepoli su pubblica tavola . E allora c’è chi confessa che esistono ancora uomini che si rivolgono a una donna col gesto del Popi Popi (colpa di un Retromarcia 2010 deludente).
C’è chi afferma che Beaune è una frazione del comune di Orbetello, dove fanno il grande pinot nero La TachIS (è l’effetto di un bel primitivo Dunico 2005). C’è chi racconta di aver visto persone prostituirsi per un prosciutto spagnolo (e qui è il barbaresco Cè Vanin 2008 di Rivetto a farsi sentire) e chi narra le strane attitudini di degustatori precoci che ciucciano ciocche di capelli dall’odore balsamico con lieve nota odorosa di fiera vinicola (finale in crescendo con Vin Santo Occhio di Pernice 2004 Badia a Coltibuono). 
Certe notti scorrono tra fiumi di confessioni e ancor più di vino fin tanto che i visi son provati e paonazzi, la palpebra cala e il piede minaccia di non rientrare nel decolleté..
Quelle notti somigliano a un vizio che non voglio smettere mai..

*a special thanks to all members of the GSTS

martedì 25 settembre 2012

GLI AISLANDESI RITORNANO

Gli amici di cui qui programmano una nuova incursione sull’ebbro colle di Doccia; ognuno reca una bottiglia.
La tecnologia viene in loro aiuto: se prima bastava una telefonata per fissare una cena, ora ai tempi di facebook ci possono volere giorni e giorni di messaggi. Poco male, ho pagine di materiale da condividere..

Pare che ai soliti 12 membri, i senior della Doccia, se ne siano aggiunti 3. Siamo a quota 15  e si insinua il dubbio che una bottiglia non sia sufficiente a finire il giro dei bicchieri. Dilaga il terrore di dover salire con una magnum a cranio.
Mister P che doveva presentarsi con un “marzeminchio metodo ancestrale bio-inquinato-demi-sec classico riserva, quadruplice fermentazione in pentola a pressione, tappo in cashmere..”, afferma che anche le magnum scadute saranno ben accette, mentre c’è chi ha già caricato una damigiana nel bagagliaio e chi si presenterà munito di docciaschiuma formato famiglia (aroma cabernet), e salirà a Doccia direttamente in accappatoio e ciabatte. C’è anche chi propone di fare a turni per bere. Il pragmatismo del Sig I alla fine ha la meglio: “ognuno porti la sua bottiglia.. e se la beva”
All’appuntamento di settembre sarà presente pure un superospite, altrimenti detto il supermembro e le femmine fanno a gara ad accaparrarsi i posti a sedere accanto all’ homme sauvage.
Il solito signor I disinteressato: “propongo di assegnare i posti più ambiti accanto al superospite a coloro che si presenteranno con un premier cru borgognone..”
Mister P incalza: “se mettiamo all’asta anche il dopocena, quante bottiglie potremmo rimediare?”
Sig I: “per aggiudicarsi il dopocena si parte come minimo da una verticale di RConti” (solo quello con l’accento sulla i, ovviamente).
Io cucino e siccome vale la regola che chi spadella non porta il vino, ho già capito che mi siederò a chilometri dal superospite. Riguardo al dopocena, io purtroppo non sono mai al meglio passate le dieci p.m. causa sbadigli e palpebre gonfie e poi tra Romanée e qualunque superospite scelgo il primo per tutta la vita.
Tra le leader storiche del gruppo della Doccia, c’è Lei, Lady PH, pH acido da rosso al tornasole. La veneriamo e la temiamo. Ha minacciato di non parlare durante la cena, cosa che farebbe calare l’inesorabile silenzio.. l’apocalisse. Mister P. ci rincuora: “mantenete la calma, al secondo bicchiere Lady PH parte a razzo, delicata e neutra come l’acido solforico” .
“O gesùtraminer!” ha esclamato il Sig I. “per bilanciare l’acidità bisogna aumentarle l’alcool..”
Ancora?

mercoledì 19 settembre 2012

LA VACCA LOCA

Ho progettato un martedì sera sprofondata sul divano, copertina sulle ginocchia e parole crociate. Squilla il telefono, è l’Aurora che rientra con la Marta dal corso di yoga.
-Sabri passiamo da te a bere qualcosa!-
Mento spudoratamente: ma non ho niente in fresco…
Nel frattempo hanno già riattaccato e io devo rimandare la mia sfida col Bartezzaghi..

-Dai raccontaci dell'altra sera!-
-Oh ragazze (è la Marta che parla a me all’Aurora) vi prego lasciamo stare. Sono stata ore in quel locale a fare vasche dal bar alla pista, dalla pista al bar, passando qualche volta per la toilette (naturalmente), e niente. Dico lo zero assoluto, mi sono incupita.
-Insomma facci capire, 60 kg di ben di Dio biondi che deambulavano in quel luogo di terremotati mentali e nessuno se li è filati?
-Bambole, la ciccia non è più in auge.. anche se ben distribuita e con un po’ di grasso ben infiltrato
-hai provato a decantare la tua coscia ad alto tasso di marezzatura?
- ??
- si chiama così, ma la sfiga vuole che la marezzatura della carne sia apprezzata solo negli animali. Certi bovini vengono pure massaggiati per favorire la distribuzione del grasso.. e magari da suadenti allevatori..
-Sabri stai dicendo che era meglio nascere vacche?
Ho un attimo di smarrimento. (ma come gli vengono in mente a questa?).
-la Sabri sogna di rinascere Kobe e farsi massaggiare tutto il giorno con la birra ..
-Allora io.. io sarei una Limousine naturalmente! - esclama la Marta
-Uhlalla!! una vacca da corsa eh?
-Scemeee, semmai una vache fatale, très chic n’est pas?
-il problema è che le mucche sono erbivore.. e una vegetariana non potrà mai essere fatale, donna o vacca che sia, non pensate?
-porca vacca hai ragione..
-Mmmuuuuh!!!
ancora muggiti
Partono le cuscinate contro la limousine, cioè la vache fatale, che s’accascia sul divano sotto una pila di cuscini in finta toile de jouy, mentre la sabrikobe se la ride a crepapelle.
A causare l’effetto vacca loca un Kastelaz di Elena Walch, che stava parcheggiato nel mio frigo da un po’, accanto a un carricante di Benanti che ho pensato bene di risparmiare per altre occasioni. Altro che vacca loca..muuuh!



sabato 15 settembre 2012

L’ORLANDO GUSTOSO

Siamo in Emilia, la DOC è quella dei Colli di Scandiano e Canossa, terra di lambrusco e malvasia, in cosa mi imbatto? In un ottimo Pinot Nero Metodo Classico.
L’Orlando assai gustoso che ho tracannato è un 2007, 100% pinot nero, 24 mesi sui lieviti dell’azienda Le Barbaterre: nome che gli ha valso la scelta tra le proposte in carta, tanto mi è parso simpatico.
Prodotto biologico davvero ben fatto, insomma un “vino come Bio comanda”



Bollicina morbida, freschezza invidiabile, perfetta fusione di agrumi e pasta di mandorle, quasi amaretto e frutta tropicale.
Se pure voi valutate in modo empirico la bontà di un vino in funzione della sua durata a tavola, sappiate che l’Orlando era già stato seccato prima dell’arrivo della seconda portata. Regolatevi di conseguenza. 

martedì 11 settembre 2012

CINQUANTA SFUMATURE DI GRICIA: SAREBBE UN BEST SELLER?

Ho trovato questa foto in rete e mi ha fatto morire dal ridere.

  

Dato che non posso parlare di un libro che non ho letto, mi limito a pensare.
La signora E. L. James riesce a mandare in visibilio milioni di persone elencando le cinquanta sfumature del grigio, il colore.
Ora, io che sono più terra terra ed ho perversioni assolutamente modeste rispetto alla signora di cui sopra, penso più volentieri al Grigio del Casentino (il maiale), e resto dell’idea che il porco ha sempre e comunque quattro zampe. In qualità di ristoratrice normodotata (tra cerebro e altri attributi), votata alla ricerca  di Estasi culinarie (e questo si che vale la lettura), potrei al massimo cimentarmi in quelle cinquanta sfumature di gricia e sperimentare le (per)versioni di un piatto di pasta strepitoso.
Impeto e passione per la forchetta non mi mancano, ma potrebbe mai diventare un best seller?
E comunque sia  qualcuno sicuramente ci avrà già pensato prima di me. Addio sogni di gloria.

lunedì 10 settembre 2012

ETIC SELECTION MI PIACE ASSAI


Anteprima di Etic Selection alla Rari a Firenze e io c’ero, e in possesso di regolare invito (per tutti quelli che hanno sospettato che mi fossi imbucata). Invidiosi!
Al momento la Etic Selection conta circa una ventina di aziende vinicole: accanto alle aziende storiche di ViniEtici, curate personalmente da Filippo Ferrari e Cristian Giorni, se ne affiancano in distribuzione una dozzina di nuove, accuratamente scelte dagli stessi e dal loro nuovo socio Giulio Bettarini.
Una piccola selezione di vini assolutamente originali e divertenti come la Malvasia Secca Frizzante di Camillo Donati, il Valpolicella di Zecchini da bere e poi ribere finché ce n’è e il Lambrusco foglia frastagliata (l’altrimenti detto Enantio) di Vallarom che eleggo a vino della serata. 
Prodotti tutt’altro che scontati, come il Bardolino Chiaretto Metodo Classico o come il Barbacarlo per quei palati in cerca di brivido o anche semplicemente per quelle bocche in cerca di discussione.

Scelta azzeccata quella di presentare i vini in un contesto intimo e informale, tutti insieme seduti a un tavolo come amici di vecchia data, coi quali è bello condividere quei gioielli che sonnecchiano nella nostra cantina.
Pertanto bravi Chris e Phil, divertenti e irriverenti, decisamente motivati e con un entusiasmo tale da coinvolgere e far breccia in quella rognosissima categoria che siamo noi ristoratori.

Carta dei vini in fermento..pazientate sto lavorando per voi.

giovedì 6 settembre 2012

SE L’INVITO A CENA E’ STELLATO


Leggevo qualche tempo fa sul supplemento D di Repubblica un simpatico pezzo nella rubrica di Guia Soncini che mi ha fatto pensare.
“Se uno ti porta a cena in un ristorante stellato vuole chiaramente sedurti. Mica è un investimento che si fa alla leggera. (..) da una certa cifra di conto in su deve essere botta sicura”.
Insomma se un uomo non è sicuro che poi la serata va per il verso orizzontale, col cavolo che spende 300 carte o forse più per portarci a cena fuori. Certe cifre presumono rischio zero.
Ora mi chiedo quale sarà la cifra minima oltre la quale l’investimento deve essere sicuro e dare i suoi frutti  nell’immediato, ovvero entro il dopocena.
Se opto per un menu degustazione sotto i 100 euro posso ritenermi salva?
Mai tranquilla quanto essere invitata a mangiare una pizza: ho la certezza matematica che non mi salterà addosso neanche morto.
C’è di più. Se chi invita è la donna? Solo trattorie, sennò ai maschietti gli vengono subito le strane idee?
Ommadonna e allora quelle volte che ce li ho portati io nei ristorantoni che ho nella lista degli “imperdibili prima o poi”? chissà come si gongolavano i fortunati di turno all’idea di un dopocena vivace..
ahimè temo che la cena gli sia rimasta indigesta.

domenica 2 settembre 2012

GELATO ALLA CREMA

-   Piove: governo ladro!
l’assioma col quale sono stata svegliata stamani, 7.15 circa. È il mio dirimpettaio che come tutte le mattine esce di buonora per andare all’orto; fino a ieri imprecava contro il caldo infame e l’arsura che gli ha seccato i pomodori, stamani se ne esce con questa verità indiscutibile: non che piove, mi riferisco all’altra parte del postulato.
-   Comunque caro Ginetto anche col sole rubano lo stesso- gli urlo mentre spalanco le persiane
-   maremma diavola mimma, tu hai ragione, ma co i’ sole almeno un m’ammollo..che lle vooi du uova fresche?
-   Diamine Ginetto!
-   Ieri mi son fatto la frittata con le cipolle, ma da’ retta, se tu vuoi tu le poi anche assodare..
-   No Ginetto ci faccio la crema e poi il gelato. Stasera te ne porto un po’ ad assaggiare
-   Si ma un glielo dire alla Tina perché sennò la brontola, piglio la pasticca per i’ diabete, la dice che il gelato mi fa male.
-   Ovvia dai, se ne mangi poco una volta ogni tanto..
-   Un tu la conosci la Tina, l’è una marescialla quella, neanche in tempo di guerra pativo così
-   Vabbè intanto dammi le uova poi si guarda come fregare la Tina
Le uova fresche che poi non sono due ma sei, sono avvolte nella carta di giornale (la Gazzetta dello Sport per la precisione): che sono fresche si vede subito e non sto a spiegare da cosa lo deduco. Le metto in una ciotola con un po’ di acqua e aceto così, non per fare la schizzinosa, ma non si sa mai, meglio ave’ paura che buscanne..


La coppa di gelato che Gino ha divorato in barba alla Tina

 

Ricetta del gelato alla crema
4 tuorli d’uovo
125 g di zucchero
250 ml di latte
un baccello di vaniglia
250 ml di crema di latte
sale

Mettere a scaldare il latte con il baccello di vaniglia inciso, portare a 90°C, spengere il fuoco e tenere in infusione almeno 10 minuti. Nel frattempo mescolare i tuorli con lo zucchero e il pizzico di sale. Filtrare il latte per eliminare la vaniglia, scaldarlo di nuovo e versarlo caldo sul composto di uova, mescolare e portare sul fuoco. A fiamma bassa scaldare la crema, sempre mescolando, fino a che inizia ad ispessire (tecnicamente intorno a 82°C).*
Far raffreddare e versare la crema nella gelatiera. Iniziare il processo di raffreddamento e quando la crema inizia a solidificarsi aggiungere la crema di latte e portare a termine la preparazione del gelato.

*la crema inglese è cotta quando:
  1. la schiuma presente sulla superficie sparisce
  2. la consistenza è incrementata fino al punto che si dice “vela il cucchiaio”. Questa operazione si osserva bene utilizzando un cucchiaio di legno, lo si immerge nella crema, poi si riga una delle superfici dello stesso con un dito: se le estremità della riga da noi tracciata restano integre la crema è al punto perfetto di cottura.
  3. la crema inglese non deve raggiungere l’ebollizione, pena la formazione di grumi a causa della coagulazione delle proteine dell’uovo.
  4. questo tipo di crema resta comunque di consistenza piuttosto liquida.