martedì 8 maggio 2012

SE BIO E’ SANO, NON BIO E’ BBONO


 
Ultimo lunedì di aprile, cena a casa di amici. Siamo in alta campagna, un chilometro oltre questo bel casale la strada finisce perdendosi in un bosco ahimè riserva di caccia. Fa ancora freddo, piove e le temperature quasi invernali di qualche giorno fa mi hanno stecchito il basilico appena piantato. L’allegro convivio è così composto: due super amici della serie “io sto con i G.A.S. e acquisto solo equo e solidale” altri 3 neo amici stile I love mother nature, un direttore di poste che come hobby fa l’allevatore quasi-bio di chianine e una ristoratrice diversamente normale di cui non faccio il nome.
I bambini filano a letto dopo un sano passato di verdure e dei buoni asparagi al vapore; le femmine si affaccendano in cucina, mentre gli uomini si occupano del fuoco e della conversazione..
Ouverture con fave dell’orto e formaggio di un pastore sperduto dell’Amiata, a seguire crespelle con verza su crema di porri, il tutto altamente biologico, prodotto nell’orto del citato direttore ai cui bovini si deve una produzione di verdure quanto mai rigogliosa. E poi farina, ovviamente a marchio Demeter, per pizza e focacce con la fragranza data da una pasta madre che all’attivo ha 80 anni. Birra artigianale da cereali biologici (?) prodotti in Val d’Orcia.
E poi.. e poi bio addio e raggiungimento del climax gustativo dell’intera cena.
Sulla tavola compare una teglia di patatine e di tortilla chips, altamente sintetiche, passate sul fuoco con la fontina, sulle quali i commensali si avventano senza alcuna remora, discutendo animatamente su come questi Doritos chips al Taco flavor (come indicato sulla confezione), si sposino alla perfezione con quel Côtes-du Rhône rimediato sugli scaffali dell’Esselunga.
E i bambini, di sopra, che ignari dormono..

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