giovedì 31 maggio 2012

IL GUSTO DELLE DONNE

Ieri il mio primo incontro con Licia Granello, a Firenze per presentare il suo ultimo lavoro: “Il gusto delle donne”, edizioni Rizzoli. Venti racconti di donne, che con tenacia e amore hanno saputo affermare il loro gusto femminile in ambienti in cui da sempre è il testosterone a farla da padrone: cucine dei ristoranti, aziende vinicole e così via.
L’avevo immaginata un po’ diversa, Licia, a forza di leggere i suoi paginoni di alimentazione ne La Domenica di Repubblica. Mi succede sempre così, quando dopo aver letto un libro mi imbatto nella foto dell’autore, resto sempre un  po’ delusa, Baricco escluso J
Comunque brava Licia, anche se non ti avevo immaginata bionda platino, quello che dici mi sta piacendo, mi piace la convinzione con cui affermi certe “verità” e l’affetto che traspare dalle tue parole nei confronti di quelle donne di cui racconti la storia. “Donne dal cuore di panna e cervello d’acciaio”.
Donne come Annie Feolde, la signora dell’enogastronomia italiana, solo a scriverne il nome mi trema la mano. Dalla mia seggiolina in ultima fila la guardo piena di ammirazione e pure di invidia.. lo charme in carne e ossa, delizioso l’accento francese, l’acconciatura sempre di grande impatto, ai limiti dell’aggressività, anche se ricorda vagamente il ciuffo di Mirko dei Bee Hive (oddio l’ho scritto davvero!).
E poi Emanuela Stucchi Prinetti, la principessa del Chianti Classico, come giustamente l’ha definita Elisia Menduni: essenziale nel suo abito scuro con accessori etnici: trasuda fascino in ogni gesto.
E infine la bella sorpresa: Carla Latini, a parlare del pastificio e dell’antica varietà di grano duro Senatore Cappelli. 
In sala circa una ventina di persone arrivate alla spicciolata; io mi aspettavo la calca, per questo ero già in libreria con un’ora di anticipo. E pensare che alla presentazione del libro di Spyros (l’impiegato di origine greca, vincitore di Masterchef), la gente faceva a spintoni per entrare. Il mondo va così..
Non so perché, ma ascoltare i racconti di queste signore mi ha fatto venire un po’ i lucciconi agli occhi, e così rischio pure di passare per una piagnona. Questa ora in loro compagnia mi ha fatto bene al cuore e mi ha rinfrancato lo spirito, anche meglio delle vignette della Settimana Enigmistica.

lunedì 28 maggio 2012

BOLLE MILLE BOLLE…BLU


 Barbara Bonaccini
Blu, come il mare dell’isola d’Elba da cui in un sabato di maggio ci siamo lasciati cullare per un’intera giornata bevendo Champagne. Ah cosa non ci si inventerebbe per far saltare a più riprese questi adorabili tappi! E così qualcuno ha avuto la bella idea di organizzare un mini tour dell’Elba su una motonave speciale: al posto delle istruzioni di bordo, calice di vetro e tracolla personalizzata.
Interno barca: scatole di champagne disseminate ovunque e a poppa e a prua le due isole di Cuccagna  con cibo e champagne a go go . Quando siamo salpati il cielo non prometteva niente di buono, nuvole e qualche goccia di pioggia: ammetto un pensiero alla Costa Concordia è andato, ma poi ho pensato che tutto sommato potevano esserci modi peggiori per calare a picco e sotto l’effetto delle bollicine le mie ultime parole sarebbero  state sicuramente: “ e il naufragar m’è dolce in questo mare”.

Navigazione filata via liscia, con un timido sole che poi ci ha fatto visita, il calore giusto per farci tenere il calice sempre pieno durante le 6 ore di giro intorno all’isola.
A tenermi compagnia durante la traversata:

Jean de Telmont Grande Réserve Brut : cuvèe classica di Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier con un’etichetta appositamente creata per l’occasione. Agrumato, fresco e sferzante, dissetante. Impeccabile il suo modo di darci il benvenuto!

Poreaux Ball, Blanc de Blancs Brut: chardonnay in purezza proveniente da Mesnil, una delle zone più vocate della Côte de Blancs. Di grande impatto gessoso minerale al naso, poi ingentilito da profumi più dolci di frutta gialla matura e scorza di cedro. In bocca elegante  e misurato, dalla bollicina molto cremosa. Avrei voluto avere più tempo per conoscerlo, ma ahimé si è potuto trattenere con me solo il tempo di un ..bicchiere!

Patrick Soutiran Rosé Grand Cru Brut : da Chardonnay (88%) e Pinot Noir (12%) vinificato in rosso. Il cavaliere della giornata, da non staccargli gli occhi di dosso. Ipnotizzata  dal  suo manto corallo intenso e brillante, inebriata dagli effluvi di melograno e  agrumi rossi che si mescolavano  a spunti più minerali, quasi ferrosi (sarà stata l’aria dell’Elba?) , gli sono stata appiccicata tutto il giorno, assetata e curiosa di percepirne i più reconditi saperi e sapori. Impareggiabile il suo abbinamento con la tonnina piatto tipico elbano che non avevo mai assaggiato prima: sfilacci di tonno fresco, messo sotto sale, e condito con  pomodori freschi,  peperone verde e un po’ di cipolla.

Dolce finale di crociera con omaggio e brindisi alla splendida isola d’Elba: la torta tipica elbana, la Schiaccia Briaca, accompagnata da un dolce e fruttuosissimo, ma mai stucchevole, Aleatico dell’Azienda Arrighi.

sabato 26 maggio 2012

VINI PER L'ESTATE

Martedì 29 maggio presso i locali della sezione soci Coop di via Vittorio Emanuele, si terrà un incontro dedicato ai vini per l’estate. Un paio di bianchi, un rosato e soprattutto tanto spazio ai vini rossi che possono accompagnare le calde serate estive. Lo faremo attraverso prodotti di Valle d’Aosta, Alto Adige, Emilia, Marche, Puglia, Sicilia e Sardegna. Insomma ci sarà da divertirsi. Ad accompagnare i vini e le chiacchiere mie e dell’amico Simone, le preparazioni del ristorante IL MACCHERONE.
Tutto questo a soli 20€; parte del ricavato andrà a Il Cuore si scioglie.
Chi non partecipa è astemio! Buuuhh J
Per info e prenotazioni telefonare al 0554376343, oppure al 3398426143.

martedì 22 maggio 2012

A CENA CON LE ERBE

L’evento di venerdì 25 maggio “A cena con le erbe”, che si terrà qui al ristorante, in collaborazione con l’associazione culturale Il Paese sulla Collina, sta diventando una vera e propria sfida. Al momento sono tre i fattori che ostacolano la raccolta delle erbe mpm (mie proprie mani):
  1. la pioggia: il problema non è entrare nel campo con l’erba bagnata, il guaio è uscirne a causa dei chili di fango che si appiccicano agli scarponi
  2. la primavera inoltrata: siamo a fine maggio e molte erbette stanno spigando, per cui mi devo concentrare su quelle specie che sono un po’ più indietro, che di conseguenza sono più basse e si notano meno in mezzo a tutte le altre specie in piena fioritura
  3. l’arrivo dei trattori, che lenti ma inesorabili, procedono allo sfalcio e al sovescio spazzando via tutto il rapaccino (senape nera), le cicerbite e gli ultimi strigoli
Venerdì scorso ci si è messo pure il Comune (che tra l’altro, con mia grande felicità, ha deciso di patrocinare l’evento), il quale ha inviato una squadra di potatori, che ha raso al suolo tutta l’erba di quel balzo (l’unico) in cui c’era l’acetosella.
Ieri incurante del temporale mi sono data alla “macchia”, ovvero tra i rovi alla ricerca di punte tenere di vitalba, ma con scarso successo: l’ombrello in una mano mi impediva il corretto uso della “canna ladra” con l’altra. Un vero disastro.
Oggi il tempo mi ha concesso una mattinata di non pioggia e ho potuto raccogliere un bel po’ di cose, nell’ordine: strigoli, cicerbite, ortiche, aspraggine. E domani si riparte..




 









 
Il menu della serata è pubblicato sulla pagina facebook de IL MACCHERONE.
Ad accompagnare la cena i bei vini delle diverse tenute del Castello del Trebbio.
Durante la serata la presidente dell’Associazione di cui sopra, mostrerà le varie erbe, spiegandone le proprietà e gli usi.
Per partecipare è necessario prenotare chiamando uno dei seguenti numeri: 055 8364194; 3286477383

sabato 19 maggio 2012

A CIASCUNO IL SUO BRUNELLO

Richard Gere ha scelto il Brunello per il suo relais chateau nello stato di New York: Le Lucere, Tenuta San Filippo.
Accidenti a me, alle anteprime non l’ho assaggiato, nemmeno l’anno scorso,  uffa proprio quello dovevo saltare! Visto che non posso proferire parola al riguardo mi sollazzerò con qualche scemenza, del tipo: se Richard sta a Le Lucere, altri belli e anche più a quale Brunello potrebbero intonarsi?

Freddie Mercury: il vino del mito a Montalcino è per te. Biondi Santi, un 1990, grande annata in terra ilcinese, la penultima per te.
Bono Vox: Salvioni. Non poteva che essere così
Madonna: Luce. Per l’etichetta sobria come miss Ciccone pizzi e croci negli anni Ottanta
Sly: Brunello Le 7 camicie; per gli amanti del genere
Brad Pitt: Il Marroneto, Madonna delle Grazie. Il nome gli si cuce addosso..
George Clooney: Solaria. Solo per  il nome, non ho assaggiato neppure questo; di sicuro sarà migliore del film, che resta uno dei più brutti che abbia mai visto.
Jonathan Rhys Meyers: dall’Irlanda con furore. Si sa, essere troppo bello e talentuoso è un vero dramma, perciò dopo 5 volte in rehab tenta il suicidio. La bottiglia per te è Il paradiso di Manfredi: che mi sembra il migliore augurio che tu possa ricevere.
David Bowie: Mastrojanni. Bello, elegante, a tratti snob
Ron Moss: va bene un Sant’Antimo

Resta fuori Piancornello, che è un altro di quelli che mi piacciono parecchio. Non mi viene in mente nessuno a cui abbinarlo, possibile? Un aiutino?

mercoledì 16 maggio 2012

SELEZIONE FATTORIE: POTEVO MANCARE?

In un pomeriggio di sole, con una lieve brezza di primavera, pochi eletti sorseggiano vino a bordo piscina. Ma  non è la puntata di una soap opera girata a Beverly Hills, tant’è che sullo sfondo si intravedono le mura di Monteriggioni e la protagonista non è una sventola bionda anglofona..c’è la solita cuochina della campagna fiorentina.
Altro che beautiful, qui è più biutiful che mai, percorrere in pochi metri l’Italia tutta, ad iniziare dal petite arvine per approdare dolcemente al moscato di Sorso-Sennori. Il tutto esente dal pericolo di inciampare in uno zifandel (casomai un primitivo), o in un inviato di wine spectator.
Altro che sogni di Californication..
Tutte le volte che vado a una degustazione, mi riprometto di saltare l’amato Alto Adige, con la scusa che lo conosco in lungo e largo, e ogni volta finisce che mi ci inchiodo per delle mezzore. Mica è colpa mia se allo stesso tavolo ci sono Pacherhof e Franz Haas: applausi al sylvaner del primo e al Manna 2009 dell’altro, ne piovesse dal cielo..
L’incontro folgorante è stato con Mario Zanusso, I Clivi, Colli Orientali del Friuli, in realtà col suo Verduzzo secco: vigneti di età compresa tra 40 e 60 anni, solo acciaio per un prodotto eccellente. L’ho capito solo dopo averlo assaggiato, per questo ho chiesto la ribolla a seguire..perdonami Mario!
E poi Sartarelli, marche, colui che qualche anno fa mi ha fatto scoprire che il verdicchio dei castelli di jesi sta nella bottiglia renana (già lo sospettavo che l’anfora non fosse adeguata :D), tanto i suoi vini potenti, freschi e morbidi, che ricordano la lontana Alsazia. E se al corso AIS ci propinavano il verdicchio come uno dei migliori vini da pesce, io il Balciana lo proverei anche sul petto d’anatra, così..
Piacevole incontro con il Bolgheri di Tringali-Casanuova, tra tutti il Casa al Piano, quello più semplice: non ci posso fare niente, ho una predilezione per i vini solo acciaio.
Nota di merito ai vini di Val di Toro, scoperti dall’amico, nonché gran bevitore Francesco. Ha fiuto il ragazzo..

giovedì 10 maggio 2012

"THE CIRCUS" E IL GRANDE NUMERO DI TOMAZ KAVCIC


Tra gli amici di Peter Brunel, che mensilmente animano The Circus, nel ristorante di Villa Il Palagio a Rignano sull’Arno, è la volta di Tomaz Kavcic.
Il vulcanico chef sloveno, altrimenti conosciuto come il “profeta del sale” ha letteralmente portato un pezzo del suo Pri Lojzetu nel Valdarno e io ne sono rimasta entusiasta. Ad entusiasmarmi non solo la cucina pulita, essenziale, concreta, ma anche il suo essere in prima linea a trottare emozionato e un po’ trafelato tra i tavoli, a servire di persona le sue creazioni, scandire il ritmo dello scoperchiare sincrono delle stoviglie, e raccontare ad ogni portata un po’ della sua terra, la valle del Vipava.
Per cui salsa al kren da spalmare sul pane, Terrano in foglie servito come antipasto ad accompagnare dei bignè ripieni di fegato d’oca e degli asparagi da bere.
A seguire un calice contenente filetti di trota marinati con zucchero e sale delle saline del parco naturale di Sicciole, avvolti su crostini di pane il tutto adagiato su crema di asparagi. L’affumicatura che si sprigiona dopo aver aperto il bicchiere ha sentori di timo limonato che poi si ritrova in polvere a completare con acidità e bella aromaticità questa preparazione di grande impatto visivo e gustativo.

A seguire capasanta cotta in crosta di argilla, mai mangiata prima (l’argilla), sebbene ne abbia spalmata a chili su viso e corpo nella speranza di una pelle liscia come seta.. Completavano purea di cavolfiore e salsa ai gusci di gambero e carote, finitura con spolverata di nero di seppia.

E poi gran finale con la simulazione della cottura sulla piastra al sale da lui stesso ideata: il sale gettato sulla griglia incandescente forma una crosta, sulla quale, per la cottura del branzino che ci è stato servito con salsa al bianco d’uovo, zucchine e mela, è stato nebulizzato un infuso di acqua e erbe aromatiche. Il risultato, un filetto di branzino in tutto il suo nitore e esattezza di sapore.

Ad accompagnare le pietanze gli champagne di Marguerite Guyot; particolarmente gradita la cuvée Désir 100% Pinot Meunier.
L’elegante sala è gremita e il pubblico non risparmia applausi per l’estroverso ed energico chef. Accanto a me l’amica Stefania Pianigiani; il nostro tavolo è leggermente decentrato ma ci permette comunque di avere una buon punto di osservazione sull’intera sala.
Dietro le nostre sedie fanno bella mostra di se tante belle bottiglie di preziosi distillati, alloggiate  su una vetrina in cristallo sopra la quale insiste un mega schermo che proietta le immagini delle chef nel backstage. 
A cena conclusa lo chef ci invita ad accomodarci in un altro locale per gustare il dessert. Con la mia consueta leggerezza elefantina, nell’infilarmi il soprabito urto una delle bottiglie dietro le mie spalle, che vola in terra. –E ti pareva!!-
Con lo sguardo pieno di terrore incrocio gli occhi della Stefania, che magistralmente trattiene una fragorosa risata, poi volgo lo sguardo verso la bottiglia sul pavimento: è intatta. Mi sento una miracolata. La raccolgo con entrambe le mani e la rimetto sullo scaffale tra gli altri preziosi distillati.
Con le lacrime agli occhi, tra la strizza e il ridere, ci avviamo nel Jazz Club sottostante per goderci un po’ di musica  e uno spettacolare dessert servito tra nuvole di fumo grondante dai vassoi e un inebriante profumo di ginepro.

martedì 8 maggio 2012

PARLIAMO DI CHIANTI RUFINA

ehi raga segnatevi la data: martedì 15 maggio, ore 21, presso i locali della sezione soci Coop di via Vittorio Emanuele, serata dedicata al Chianti Rufina. Insieme all'amico Simone parleremo di questo territorio e lo faremo soprattutto attraverso il vino di aziende come Frascole, Colognole, I Veroni, Cantine Bellini, Grignano, Selvapiana..
Ad accompagnare la degustazione ci saranno stuzzichini preparati guarda caso dal ristorante Il Maccherone, con prodotti locali.
il costo della serata è di 20 €, parte del ricavato andrà a Il cuore si scioglie.
Info e prenotazioni entro venerdì 11 maggio al 0554376343 oppure 3398426143

SE BIO E’ SANO, NON BIO E’ BBONO


 
Ultimo lunedì di aprile, cena a casa di amici. Siamo in alta campagna, un chilometro oltre questo bel casale la strada finisce perdendosi in un bosco ahimè riserva di caccia. Fa ancora freddo, piove e le temperature quasi invernali di qualche giorno fa mi hanno stecchito il basilico appena piantato. L’allegro convivio è così composto: due super amici della serie “io sto con i G.A.S. e acquisto solo equo e solidale” altri 3 neo amici stile I love mother nature, un direttore di poste che come hobby fa l’allevatore quasi-bio di chianine e una ristoratrice diversamente normale di cui non faccio il nome.
I bambini filano a letto dopo un sano passato di verdure e dei buoni asparagi al vapore; le femmine si affaccendano in cucina, mentre gli uomini si occupano del fuoco e della conversazione..
Ouverture con fave dell’orto e formaggio di un pastore sperduto dell’Amiata, a seguire crespelle con verza su crema di porri, il tutto altamente biologico, prodotto nell’orto del citato direttore ai cui bovini si deve una produzione di verdure quanto mai rigogliosa. E poi farina, ovviamente a marchio Demeter, per pizza e focacce con la fragranza data da una pasta madre che all’attivo ha 80 anni. Birra artigianale da cereali biologici (?) prodotti in Val d’Orcia.
E poi.. e poi bio addio e raggiungimento del climax gustativo dell’intera cena.
Sulla tavola compare una teglia di patatine e di tortilla chips, altamente sintetiche, passate sul fuoco con la fontina, sulle quali i commensali si avventano senza alcuna remora, discutendo animatamente su come questi Doritos chips al Taco flavor (come indicato sulla confezione), si sposino alla perfezione con quel Côtes-du Rhône rimediato sugli scaffali dell’Esselunga.
E i bambini, di sopra, che ignari dormono..

martedì 1 maggio 2012

IL FRAPPATO DI ARIANNA OCCHIPINTI


Barbara Bonaccini 
Dopo quasi due settimane di naso tappato, completamente indifferente e riluttante a profumi, odori e sapori, dopo una serie di giornate e  di nottate trascorse solo a lavorare con i tacchi, finalmente stasera esco, come direbbe la padrona di casa di questo blog. O meglio finalmente stasera ri-esco a recuperare la mia abitudine di ficcanasare in piatti e bicchieri senza sentirmi un'aliena; che sensazione rassicurante tornare a sentire che la differenza fra  un bicchiere d'acqua e uno di vino non è solo una questione di  colore.

Al risveglio dal mio coma sensoriale ho trovato il Frappato 2007 di Arianna Occhipinti, giovane produttrice siciliana che da un paio d'anni sta facendo (ri)scoprire il frappato, vitigno sconosciuto ai più sebbene sia quello con cui si produce  l'unico vino docg della Sicilia, il Cerasuolo di Vittoria. Allettante già alla  vista con il suo bel rubino scarico che ti fa presagire un vino da bere  e non da masticare; l' impatto fortemente minerale, contornato da richiami di fiori rossi, prugna, amarene, radice di liquirizia, mi riporta alla mente il colore giallo rossastro della campagna ragusana come si vede nel film-documentario Senza Trucco dove Arianna è una delle 4 vignerons protagoniste. Ma la forza trascinante di questo vino, secondo me, sta tutto nella sua capacità di beva; fresco, lungo, con tannini appena percettibili e una gradazione alcolica d'altri tempi: 12, 5%. Ancora più apprezzabili se si pensa che questo Frappato nasce non alle fresche temperature  dell'Etna, ma nelle assolate campagne del profondo sud della Sicilia.
Merito delle vecchie viti, della scelta di lavorazione biodinamica del terreno o delle capacità di Arianna di saper trarre il meglio dalla sua terra? Vedremo con il passare del tempo; nel frattempo godiacemolo così com'è questo Frappato, dissetante e versatile, da stappare quando vuoi, anche d'estate alla grande, con chi vuoi e... con che vuoi...chef se ci sei batti un colpo:-)